L’Italia e la Svizzera hanno firmato, nel dicembre 2020, un accordo che riguarda i lavoratori frontalieri in Svizzera. Le principali modifiche riguardano sopratutto la tassazione, ma non solo. I lavoratori saranno tassati, in parte, nel paese in cui lavorano ed in quello di residenza e le prestazioni sociali, che saranno fornite dal paese in cui si svolge l’attività lavorativa. L’accordo mira anche a semplificare le procedure amministrative. Queste modifiche avranno un impatto significativo sulla vita e sulle finanze dei lavoratori frontalieri tra i due paesi.
Questo è un accordo storico perché dal 1974 esisteva un sistema di tassazione cosiddetto ‘esclusivo’, il che significa che i lavoratori frontalieri che lavoravano in Svizzera dovevano pagare le tasse esclusivamente in Svizzera. Con il nuovo accordo si passerà alla tassazione combinata che prevede il pagamento delle tasse sia in Svizzera (80%) che in Italia (20%). Questo fatto cambia notevolmente il regime fiscale a cui sono sottoposti i lavoratori frontalieri e avvicina la Svizzera a quello che è il modello in uso nella maggior parte dei paesi europei. Come correttivo al fatto che la tassazione in Italia è più alta che in Svizzera sono stati introdotti dei correttivi al fine di ridurre queste differenze di tassazione come ad esempio: un aumento del credito di imposta, detrazione di alcune voci dall’imponibile fiscale, ecc.
Il nuovo regime fiscale prevede, quindi, che la Svizzera applichi una tassazione dell’80% sul reddito da lavoro dipendente. I lavoratori saranno poi soggetti anche all’imposizione in Italia che applicherà dei correttivi attraverso un meccanismo di credito d’imposta. Questo meccanismo permetterà al lavoratore di detrarre dal proprio imponibile le tasse già pagate in Svizzera.
Se ad esempio, se un lavoratore frontaliere italiano che lavora in Svizzera guadagna 50.000 € la Svizzera tasserà l’80% di quel reddito, (40.000 €). L’Italia tasserà tutto il reddito percepito ma concederà un credito d’imposta per quanto già tassato in Svizzera.
Il nuovo accordo cambia anche la tassazione sulle prestazioni sociali. Le prestazioni sociali erogate dalla Svizzera, (ad esempio, gli assegni famigliari), non saranno più tassati in Italia, come succedeva in precedenza.
Tutti i lavoratori frontalieri che hanno lavorato in Svizzera fino all’entrata in vigore del trattato saranno tutelati per cui non vi sarà nessuna modifica della situazione fiscale attuale. Continueranno quindi a pagare le tasse solo in Svizzera. Questo trattamento vale fino al loro pensionamento.
Chi invece inizierà a lavorare dopo l’entrata in vigore definitiva dell’accordo sarà soggetto alla nuova normativa fiscale.
Un’altra novità prevista dal trattato è la creazione di un tavolo di lavoro fra ministero e parti sociali che tratterà i temi relativi ai lavoratori frontalieri e si auspica che porti alla creazione di uno statuto dei lavoratori frontalieri che a tutt’oggi manca, esiste solo un regolamento europeo che riconosce lo status di lavoratore frontaliero solo in base al numero di volte che attraversa la frontiera e fa ritorno al proprio paese di residenza.
Il nuovo accordo invece stila una definizione molto più accurata di chi sia il lavoratore frontaliere. Per lavoratore frontaliere si intende un lavoratore che sia residente in un Comune che si trova entro 20 km dal confine con il paese dove svolge un’attività di lavoro dipendente e ritorna, di norma, ogni giorno al proprio paese.
Questo trattato tra Italia e Svizzera riguardante i lavoratori frontalieri, è stato firmato a Roma nel 2020, ha ottenuto l’approvazione finale a maggio ed entrerà in vigore il primo gennaio 2024 e sarà sottoposto a una verifica quinquennale. Prevede anche regole e verifiche periodiche su quella che è tutta la normativa che riguarda lo smart working. Un’altra novità riguarda l’innalzamento della soglia, esente da tassazione, dei redditi di lavoro dipendente, dei frontalieri. Quota che viene portata a 10.000 €.
Per quanto riguarda gli aspetti legati allo smart working relativo ai i lavoratori frontalieri. E’ in vigore una norma ad hoc relativo proprio a questa tipologia di lavoro. In base a questa legge, un lavoratore frontaliero ha pieno titolo a svolgere fino al 40% del suo lavoro in modalità di smart working dall’ Italia, senza perdere lo stato di lavoratore frontaliere.
Il nuovo accordo prevede un periodo transitorio fino al 31 dicembre 2023, durante il quale i paesi potranno adeguarsi alle nuove norme. Dal primo gennaio 2024, il nuovo trattato entrerà pienamente in vigore.